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04 June 2016

Review by Impatto Sonoro

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Il debutto dei leccesi Izo è un maestoso labirinto di arenaria rossa, frequentato da qualche dragone fumante dal passo lento e scosso da una vibrazione sotterranea senza parola alcuna, totalmente votato allo strumentale di matrice heavy rock.

Grande prova di strapotere chitarristico, in cui gli intrecci delle due 6 corde costruiscono riff polimorfi, memori di echi del sol levante, assemblati senza fretta, un tassello per volta, fino a giungere a idee di sequenze melodiche accattivanti, che potrebbero essere i Pelican nei panni distorti dei Neurosis. La costruzione procede ininterotta, sia attraverso le placate e siderali nebbie troposferiche dello sludge più progressivo e meditabondo, sia scendendo nei recessi magmatici di Kyuss e Melvins.
Trasversale a tutto, sta un sapore pungente di acido analogico, di degenerazione eurofreak “Amon Duul style”, coltivata nei subdoli feedback che fanno da sfondo a pulsioni animalesche per basso e grancassa. Svetta l’ipnosi spaziale presa dal mezzo di Blues For Red Sun di Hikikomori, anche se alla fine l’assenza totale di parola cantata (o urlata, meglio…) ha il suo bel peso.

Notevole, merita più che un ascolto distratto su Bandcamp o Spotify.

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https://izoband.bandcamp.com/

Fonte: http://www.impattosonoro.it

IZŌ (Intro) // IZŌ
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  1. IZŌ (Intro) // IZŌ
  2. We Are What We Are // IZŌ
  3. Hikikomori // IZŌ
  4. Kikusai // IZŌ
  5. EuTONEsia // IZŌ
  6. MudMut (Outro) // IZŌ